I   FOTOGRAFI   SEFFER

 
 

Se vi capita di passare dalle parti di corso Calatafimi a Palermo non perdete di visitare la Chiesa dei Cappuccini (Santa Maria della Pace), al termine della via Pindemonte. La chiesa fa parte di un complesso comprendente il Convento dei Cappuccini, il Cimitero e le Catacombe.

Il Convento fu fondato nel 1533, quando i Cappuccini  ottennero il permesso di costruirlo sui resti di una antica chiesetta normanna, e beneficiò della protezione di nobili e viceré che vi vennero sepolti.
Nelle Catacombe sono conservati in lunghi corridoi circa ottomila laici e religiosi imbalsamati: lo spettacolo è nel contempo curioso, morboso e sconcertante e dal 1881 non è stato più permesso il deposito di cadaveri.

Qui fu sepolto il generale garibaldino Giovanni Corrao, e nel cimitero, nel 1852, lo storico romeno Nicola Balcescu.

All’inizio del corridoio “uomini” delle Catacombe si trova il corpo imbalsamato di Pietro Seffer, di professione ”caffettiere” come risulta dalla sua licenza di sepoltura. Altri membri della famiglia risultano qui sepolti, e dopo la chiusura del cimitero la famiglia comprò nel 1902 una sepoltura gentilizia nel nuovo cimitero dei Rotoli.

Pietro Seffer ”il caffettiere” risulta nato nel 1777 e morto il 12 dicembre 1860; è il più vecchio membro della famiglia di cui esistono prove documentarie. Il suo mestiere ebbe notevole successo poiché nel 19° secolo i "caffè" palermitani erano all’apice dello splendore e, gestiti spesso da nobili, assolvevano alle funzioni di ritrovo, bar e circolo.

Tra i discendenti di Pietro ”il caffettiere” risultano tra gli altri:

-Antonino (17/7/1831 – 31/7/1910) (padre di Giuseppe)

-Enrico ( 6/10/1839 – 13/8/1919).
        Enrico, assieme ad Antonino, inizia la dinastia dei fotografi.

Giovane ventenne, affascinato dagli avvenimenti storici e dalla presenza di uno stuolo di fotografi francesi scesi in Sicilia a documentare la presenza dei Mille, intraprende questa nuova professione.

Conosce nel quartiere del Borgo, dove abitavano entrambi, Antonina Anfieri, sorella di Teresa, Gelsomina e Margherita, figlie del “trafficante” Michele che nella zona aveva diverse attività, e la sposa. Gli Anfieri erano originari di Santa Paolina, della provincia di Avellino.


Attorno al 1860 Enrico inizia l'attività.
Non esistendo documenti certi, un certo percorso lo si può ricostruire dalle stampigliature pubblicitarie del retro dei cartoncini su cui venivano  incollati i ritratti. Una prima indicazione recita

FOTOGRAFIA ITALIANA
diretta dai

Fratelli Seffer

corso Vittorio Emanuele

Strada Maqueda, Vicolo Marotta n.36,

palazzo Principe s. Vincenzo, Palermo

Questa pubblicità lascia credere ad una società artistica
con il fratello Antonino che subito dopo si trasferirà a Napoli e la cui attività verrà proseguita dal figlio Giuseppe (7 marzo 1860 - ?).



L'altro studio di Enrico, sempre FOTOGRAFIA ITALIANA si trovava in corso Vittorio Emanuele, palazzo conte Capaci, casa Viola, n° 330

Palermo












Su invito di G.da D'Alessandro (sic!, Gesualda (7/6/1824 – 15/5/1900) è la sorella di Lucia (1811 – 25 febbraio 1880) mamma di Enrico), Enrico diventa direttore dello studio fotografico di via Giovanni Meli e poco dopo lo rileva, diventando l'unico gestore artistico ed amministrativo.           

Forse per la giovane età di Enrico o per motivi economici e burocratici la Loggia inizialmente fu intestata alla zia che sicuramente non aveva alcuna esperienza fotografica.






Una indicazione pubblicitaria di quel periodo reca:

Premiato Stabilimento Fotografico

E. Seffer & Figli, Palermo, salita S. Domenico

oggi Giov. Meli 68.











Enrico aveva tre figli maschi:

  1. -Pietro (24/11/1872 – 22/10/1947), professore di matematica e fisica che sarà l'unico a continuare l'attività nello studio dopo una breve società con il fratello Michele;

  2. -Michele (9/9/1875 – 11/8/1948), fotografo anche lui,
    che si stacca dallo studio paterno, sposa Giuseppina Randazzo, della dinastia dei Randazzo ottici, ed apre un proprio studio in via Libertà al n.16: "Argo Foto";
  3. -Achille (10/7/1888 – 10/3/1932), di cui non si hanno molte notizie.


Pietro ebbe quattro figli:

- Enrico (7/10/1900 – 25/4/1922), morto seminarista a 21 anni;

- Marietta (1902 - 1916);

- Domenico (28/3/1909 – 6/8/1970);

- Ugo (27/3/1912 – 2/7/1969).


Soltanto Domenico, detto Mimì, continua l'attività del padre e del nonno, fino alla sua morte che lo colse per infarto dentro la camera oscura dello studio.

Il logo pubblicitario diventa Fratelli Seffer ma soltanto per un problema di proprietà e non d’attività fotografica, essendosi Ugo votato alla professione marinara.


Mimì continua a mantenere le caratteristiche che avevano distinto la produzione artistica Seffer: "...il ritratto eseguito secondo i dettami della tradizione: precisione, nitidezza, composizione soave dei personaggi ma mai verista" come specifica Nosrat Panahi Nejad in una sua nota sulla "Loggia" Seffer. Questa peculiarità sarà però anche la causa della fine artistica dello studio, ostinato nella pratica tradizionale e non aperto ai cambiamenti tecnologici e alla nuova mentalità della fotografia istantanea e alla sua applicazione fuori gli spazi canonici dell'atelier fotografico.

Alla morte di Domenico (6/8/1970), non essendo nati figli dal suo matrimonio con Provvidenza (Enza) Torregrossa, lo studio cessa definitivamente la sua attività secolare (1860/1970).

Nel 2000,  macchine fotografiche da studio, materiali vari come presse e macchine per i cartoncini, positivi e migliaia di negativi, furono dati alla Regione Siciliana (Centro Regionale per l’inventario, la catalogazione e la documentazione grafica, fotografica, aerofotografica, fotogrammetrica e audiovisiva dei beni culturali ed ambientali della Regione Siciliana) al fine di meglio preservarli e con la promessa di costituzione di una mostra permanente del fondo Seffer.

Negli anni precedenti si era tentato con altri eredi di fotografi storici di Palermo (Incorpora, Scafidi, ecc.) di donare al Comune di Palermo (era sindaco Leoluca Orlando) a titolo gratuito parte degli archivi fotografici delle varie dinastie per ottenere un Corpus unico che documentasse l’attività fotografica a Palermo negli ultimi due secoli. Il progetto piacque molto ma come molte cose a Palermo anche di questo non se ne fece nulla.



 

una famiglia di fotografi
dell'ottocento e del novecento

La loggia Seffer oggi vista da Piazza Sant’Andrea

Enrico Seffer con i figli Pietro, Michele, Achille e Francesca